Parlando della chiesa di S. Lorenzo abbiamo detto che ivi morì e
fu sepolto un discepolo prediletto del Serafico Patriarca, il
Beato Teobaldo d'Assisi. Il Wadding, lo Jacobilli
( Vite dei santi
- Tomo I, p. 158 -l'opera citata del P. Cavanna)
ed altri storici, ci danno molte
notizie intorno a questo Beato che fu ascritto all'ordine dei
frati minori nel 1210 insieme ad altri settantadue frati, subito
dopo il ritorno di S. Francesco alla Porziuncola.
Come sia stato però lo stesso beato mandato in Orte, esattamente
non si sa. È molto probabile che sia venuto in questa città
insieme a S. Francesco, quando cioè il Poverello soggiornò nella
chiesa di S. Lorenzo; e poiché a questa chiesa era annesso un
piccolo convento abbandonato, S. Francesco vi istituì una
comunità del suo ordine lasciandovi anche quel suo compagno. Può
darsi pure che sia stato mandato qui appositamente da solo o con
altri frati, per fondare il Convento. Dice il P. Barnaba
d'Alsazia
(Storia di S.
Maria degli Angeli e dell'origine francescana - cap. IV)
, che quando la piccola schiera dei discepoli cominciò a
diventare un esercito, S. Francesco assegnò ad essi discepoli
quelle incombenze alle quali ciascuno mostrava più attitudine.
Mentre che gli uni erano mandati in Missione, gli altri erano
incaricati di fondare od amministrare i conventi. Sta di fatto
che il Beato Teobaldo visse a lungo in Orte dove morì intorno al
1250 e fu sepolto nella chiesa di S. Lorenzo. Di questo santo
discepolo del Serafico Patriarca e che lo speciale martirologio
francescano ricorda con un eloquente elogio sotto la data del 29
gennaio, gli storici narrano anche alcuni prodigi.
<<Una volta fu mandato d'urgenza dal guardiano in città per
provvedere alcune cose necessarie per il Convento ed il Beato,
sempre prontissimo nell'obbedire, s'incamminò subito verso Orte.
Giunto però sulla riva del Tevere, non trovò la barca che doveva
trasportarlo alla sponda opposta. Noncurante del pericolo, ma
con grande fede, prese a camminare nell'acqua ed attraversò il
fiume, molto profondo in quel sito, giungendo all'altra sponda
fra lo stupore e l'ammirazione di molte persone presenti, per
nulla bagnato, come se avesse camminato sulla strada. Altra
volta domandò ai pescatori l'elemosina di qualche pesce, ma non
avendola potuta ottenere, immerse in loro presenza, le mani nel
fiume, da cui estrasse due belli e grossi pesci bastanti per la
necessità del convento>>.
I frati minori abbandonarono il convento di S. Lorenzo verso il
1259 che in seguito, a causa delle guerre civili, fu trasformato
in fortezza; ma se si conoscono le vicende della prima comunità
francescana, nei vari cambiamenti di residenza, nessuna notizia
si ha del corpo del Beato Teobaldo, che, come detto sopra, fu
sepolto nella chiesa di S. Lorenzo.
È interessante a questo riguardo una relazione
(P. Francesco da
Civitavecchia dei Min. Oss.- Relazione sopra il corpo del B.
Teobaldo - Archivio Vescovile)
fatta al Vescovo di Orte Mons. Ercolani, dal P. Francesco da
Civitavecchia, economo parroco di S. Lorenzo nel 1843, il quale
dice, sulla testimonianza di alcuni vecchi parrocchiani, che
molto tempo prima il parroco D. Gioacchino Salvatelli fece
spurgare l'unica sepolture esistente nella chiesa in <<cornu
evalgeli>> e vi trovò, insieme a corpi di contadini, a corpi di
longobardi, riconosciuti da qualche pezzo della divisa militare
e dai capelli intrecciati con nastri rossi e inanellati, anche
corpi di frati minori, riconosciuti da pezzi dell'abito. Uno di
questi corpi fu trovato pressoché intatto e interamente vestito
dalla tonaca francescana; ma il parroco Salvatelli, fatta
scavare una fossa fuori della porta della chiesa, vi ripose
tutto quanto aveva rinvenuto nel sepolcro.
Queste circostanze, riferite dal P. Francesco da Civitavecchia,
illuminarono molto gli studiosi moderni di cose francescane, fra
cui l'illustre prof. Joergensen, intorno alla permanenza di S.
Franceso a Orte.
Fra i corpi di frati minori, rinvenuti nell'unica sepoltura
esistente nella chiesa di S. Lorenzo, il P. Francesco opina
fosse anche quello del B. Teobaldo. Ed a sostegno di questa
ipotesi, narra di due visioni che del B. Teobaldo ebbe una
donna, certa Marianna Salini di Orte. Questa contadina, secondo
quanto si legge nella relazione suddetta, abitava insieme al
marito e a due sue figlie nel casale detto del Cipresso non
molto distante dalla chiesa di S. Lorenzo. Era una donna sulla
cinquantina, di ottimi costumi, e da tutti conosciuta e stimata.
Nel 1829; trovandosi gravemente ammalata, le apparve il Beato
Teobaldo e a quella vista migliorarono subito le sue condizioni
di salute e poco dopo completamente guarì. Nel 1839, cioè dieci
anni dopo, le apparve ancora nel sonno, e come in una luminosa
raggiera, un frate, piccolo di statura, che le disse essere il
Beato Teobaldo, e che il suo corpo si trovava a levante del sole
verso il muro della chiesa, nel punto dove nascono i gigli, e
dodici cubiti sotto terra. Il P. Francesco dice che le
dichiarazioni di questa donna, pronta del resto a confermarle
con giuramento, hanno un grande valore e devono ritenersi vere,
tanto più che la Salini era completamente illetterata e mai
aveva udito parlare di cubiti o di punti cardinali. Ciò che a
noi pare alquanto strano è come mai quei vecchi parrocchiani che
riferirono al P. Francesco da Civitavecchia il fatto della
esumanza dei cadaveri dall'antica sepoltura della chiesa, non
abbiano potuto dare indicazioni della fossa fatta scavare dal
parroco Salvatelli.
È da notare che nell'epoca in cui era parroco di S. Lorenzo il
P. Francesco, esisteva nella chiesa un dipinto murale
raffigurante il Beato Teobaldo, situato in <<cornu epistolae>>
dell'Altare di S. Isidoro Agricola. Questo dipinto ora non si
scorge più. Forse scrostando il muro potrebbe tornare alla luce
la dolce figura del piccolo frate, e questa veramente sarebbe
cosa veramente utile e meritoria. Vari tentativi furono fatti
pure per la ricerca del corpo del Beato Teobaldo, ma riuscirono
sempre infruttuosi.
(Le presenti
note, riguardanti il Beato Teobaldo, videro la luce, quasi
interamente, nel Corriere d'Italia del 21 luglio c.a.
Inviammo copia del giornale al chiarissimo prof. Giovanni
Joergensen, e l'illustre scrittore ci onorò di una risposta con
le sue " grazie per l'invio dell'interessantissimo articolo")